Giovanna Garbuio

Essere felici a discapito degli altri è un via percorribile?

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Non si può essere felici a discapito degli altri!

Essere felici a discapito degli altri
Essere felici a discapito degli altri

Lo scopo della nostra vita è essere felici

No non si può essere felici a discapito degli altri. Semplicemente perchè la mia felicità o infelicità la costruisco  sul mio… non su quello degli altri mai! E lo stesso fanno gli altri.

Quindi non si può essere felici a discapito degli altri, si deve! Semplicemente perchè le due cose non sono correlate. Nemmeno quando questi altri sono bambini.

Se qualcuno ci accusa di essere felici a costo della sua infelicità … sta farneticando!

Siamo abituati a mettere noi stessi sempre in secondo piano … Perché se faccio ciò che mi fa stare bene gli altri soffriranno. Dimenticandoci che anche quando ciò fosse vero, gli altri non staranno male perché io ho fatto ciò che mi fa stare bene, ma staranno male perché hanno gettato loro le basi per stare male.

Quando questi altri sono bambini, e quindi non hanno ancora di fatto “gettato nessuna base”, o anziani che ormai dipendono completamente da altri, chiadiamoci davvero con tutta la sincerità di cui siamo capaci se realmente i sacrifici che ci imponiamo per il loro benessere sono veeramente necessari e realizzano davvero, davvero, davvero un loro maggior benessere. Di solito la risposta è che c’è sempre un’alternativa e spesso che ciò che pensiamo di togliergli, realizzando il nostro benessere, è solo un nostro film, che ha poche reali fondamenta.

Più che altro costruire la felicità sull’infelicità degli altri è un concetto che non ha alcun senso!

Ancora una volta è sostanzialmente una questione di priorità.

Partiamo dal presupposto che la cosa energeticamente più importante per il benessere dell’Umanità è che io sia felice (e per inciso anche per ilbenessere dei nostri cari: una mamma frustrata contribuirà a dei figli scontenti. Una figlia stressata e iperattiva contribuirà a generare senso di colpa e maggiore dipendenza nei genitori anziani). Perchè se non lo sono, emano energia dannosa per me e per tutti quelli che mi circondano, energia molto più dannosa di tutto il bene forzato che potrei fare.

Questo non significa che in via generale la mia felicità sia più importante di quella degli altri. Ma resta il fatto che la mia felicità nella mia realtà è fondamentale. Associata alla questione che io non ho un reale potere sulla felicità degli altri, il conctto è chiaro!

Se io sono infelice non ho risorse per aiutare gli altri ad essere felici

Se io accudisco il mio vecchio e scorbutico papà, continuando a brontolare, a covare frustrazione, a sentirmi le ali tarpate, a montare rancore nei suoi confronti ecc… sto procurando molto più danno a me e a lui che non se lo affidassi ad una struttura pubblica o a una badante e restassi io gioiosa andando a trovarlo serenamente… per esempio.

L’energia che emaniamo si espande e ritorna

Lo so che sembra paradossale e molto egoistico, ma il meccanismo è questo … l‘energia che emaniamo si espande e ritorna… è inevitabile.

Ed è tutt’altro che egoistico. Lo sguardo superficiale e prevenuto si ferma al “Sii felice tu“… accusando chi lo diffonde di incitare appunto all’egoismo e al menfreghismo nei confronti di chi sta peggio di noi.

In realtà se noi riusciamo ad Amare noi stessi con tutti noi stessi, come sarebbe naturale fare, saremo gli esseri più generosi e altruisti dl pianeta, altro che egoisti e centrati “sul prorpio orticello”.

Se io Amo me stesso Amerò allo stesso identico modo gli altri e contribuirò come posso a permettere loro di essere felici

E viceversa se Amo davvero gli altri non potrò mettere in secondo piano me stesso o amarmi meno di quanto amo loro.

Chi Ama davvero e profondamente e liberamente se stesso, non può accettare di vedere soffrire il suo prossimo senza fare tutto cio’ che e’ in suo potere per alleviare tale sofferenza, proprio perchè questa vista e questa esperienza fa direttamente soffrire lui stesso.

Ma Amandosi e avendo a cuore anche le proprie esigenze, lo farà in maniera efficace senza spreco di risorse e energie. Se io mi Amo farò stare bene gli altri non per dovere o per buonismo o perchè bisogna, ma perchè queste azioni saranno quelle che faranno stare BENE me.

Spirito di Aloha è essere felici!

Non centra con l’essere felici a discapito degli altri o meno. Perciò da un’atteggiamento di questo tipo (che molti chiamano Amore incondizionato e io preferisco definire Spirito di Aloha) non potrà mai derivare bisogno di gratitudine da parte degli altri, non potranno mai derivare aspettative di riconoscnza per ciò che io faccio per gli altri sacrificandomi!

Rendere SACRA la mia azione!

Perchè il mio sacrificio sarà quello naturale del rendere SACRA la mia azione inserendola nell’ottica dell’Amore reciproco e condiviso.

Io ti Amo e agisco come l’Amore che Sono verso di te perchè io Amo te e agendo Sono Amore. Non ho bisogno che tu mi sia riconoscente perchè io lo faccio per me, il mio ritorno ce l’ho già nella gioia che provo ad essere generoso con te... Mi spiego?

Per cui se vogliamo centrare lo scopo della nostra vita, quando dobbiamo fare delle scelte: “mi separo e mi riapproprio della mia serenità o resto insieme a un uomo che detesto e salvaguardo la serenità dei miei figli “(a parte che qui ci sarebbe da scrivere un libro sull’impossibilità di perseguire il secondo obiettivo… ma è un esempio e teniamolo per buono).

E’ questione di scelte e di priorità

Dobbiamo tenere conto di quale strada ci permetterà di essere più sereni. Essere felici a discapito degli altri non è un’affermazione che ha senso. Come la felicità degli altri non determina la mia così la mia non determina quella degli altri. E se invece qualcuno si convince che sia così sta prendendo un abbaglio.

Essere felici a discapito degli altri
Essere felici a discapito degli altri

  • Potrei essere serena davvero separata con il senso di colpa di aver minato la serenità dei miei figli?
  • Sarei in grado di sopportare con un sorriso vero la convivenza con un uomo impossibile, grata del mantenimento della serenità dei miei figli?
  • Penso davvero che i miei figli possano essere felici se io sono disperata?

​Insomma dobbiamo fare delle valutazioni energetiche di questo tipo… E se comunque non ne veniamo a capo… chiediamo all’Universo di suggerirci la via migliore recitando il mantra e restando in ascolto.

La domanda da porre è: “Come agirebbe l’Amore“? Quando giunge la risposta seguiamo quella via senza uteriori ripensamenti.

Leggiamo i segnali

I segnali sono continui da parte della nostra guida interiore, più siamo centrati e “puliti” più facile sarà cogliere chiaramente questi messaggi.

Allora, la mia esperienza è questa: ho sempre pensato che la mia felicità non poteva dipendere dall’infelicità altrui, nel caso specifico, i miei figli. Così ottusamente e.. secondo me, eroicamente ho portato avanti un mulino bianco ma così finto che era di plastica….

E comunque poi non ce l’ho fatta più e ho piantato un casino della madonna. Risultato? I miei figli non hanno mai saputo cosa vuol dire avere due genitori che si amano davvero. Non hanno mai saputo rispettarmi, perché non lo facevo io. E in più hanno subito la mia momentanea follia. Pagando un prezzo così alto…. che per ora non mi hanno ancora perdonata. Ogni storia è a se. E se è andata così è perché così doveva andare. Ma io dico… mai fingere. (a mia discolpa non conoscevo ancora ho’oponopono…chissà?)

​Carla

​Giusto Carla… la testimonianza di chi c’è passato è la cosa più preziosa… E’ vero che è praticamente impossibile costruire la felicità sull’infelicità di qualcun altro… Ma il punto è che molto spesso ci convinciamo che per essere felici noi renderemo infelici altri… quando invece questo è solo il nostro punto di vista momentaneo… e non una verità assoluta!

Essere felici a discapito degli altri è un’affermazione che non ha senso

Giovanna Garbuio

Mi chiamo Giovanna Garbuio non mi piace definirmi, ma se proprio lo devo fare direi che sono una libera pensatrice. Sono inciampata nel 2008 su ho'oponopono e l'ho subito identificato come la via per lasciar andare tutte le domande! Sono stata la prima a scrivere qualcosa di strutturato su Ho'oponopono in Italia.  Sono entrata in contatto con la cultura Hawaiana dunque, quando ancora in italiano non c'era letteratura e quella poca che c'era era per lo più fuori stampa e quindi non più disponibile.

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  1. Mia figlia di 24 anni vive e lavora a Londra da 4 anni con il suo fidanzato. Ci vediamo circa 4 /5 volte l’anno , più spesso salgo io . A natale quasi sempre scendono loro. Io so bene che sta facendo quello che sente giusto e io non la ostacolo anche perché qui in Italia si sa che con il lavoro sarebbe messa male. Il fatto è questo : a me manca in modo paralizzante , saperla lontana mi distrugge , io soffro davvero molto e mi rendo conto che questo è fuori misura ma non riesco a uscirne e sopratutto non so come fare . Forse non la amo abbastanza ? E questo cosa significa? Cosa posso fare ? È molto dura e mi condiziona la vita …
    Anche la mia seconda figlia è a Londra da 2 anni ma non sento la stessa cosa e abbiamo un rapporto molto diverso : quando vado a trovarle la prima prende giorni di ferie per passare il tempo con me lei invece non l’ha mai fatto . Se ha dei riposi ci vediamo , altrimenti io sto con Samantha ( la prima). Andiamo in giro insieme , facciamo shopping, andiamo a fare aperitivi, cene , a vedere musical e io adoro quel tempo . Quando devo tornare a casa sto male già dal giorno precedente …. cosa c’e In me di sbagliato ? Non mi amo? Come si fa a farlo?

    1. Forse non TI ami abbastanza! Se ti amassi abbastanza ti basteresti e godresti della presenza degli altri come di un apporto bellissimoma non necessario e allo stesso tempo il sapere felice chi ami ti ripagherebbe della distanza! Inoltre se ti amassi abbastanza ti concentreresti sul presente e non potresti mai perdere un giorno di gioia perchè “sto male dal giorno prima”. Il fatto che tu abbia un atteggiamento così diverso con le tue due figlie dovrebbe fornirti le risposte… <3. Concentrati di più su te stessa... goditi i tuoi interessi, espanditeli, "fatti una vita" come dicono i teenager... e godi di ogni momento con le tue figlie quandoce l'hai concnetrandoti su tutto ciò che di incommensurabile hai invece che su ciò che non hai o che pensi di non avere! ... che per altro da quello che dici con le tue figlie hai molto più tempo e qualitativamente più alto di tante famiglie che vivono nello stesso quartiere!

      Se ti va dai un'occhiata a questo articolo: https://www.giovannagarbuio.com/come-amarsi/

      1. Grazie per il tuo tempo, non credevo mi rispondessi e sopratutto non così prontamente ?
        Passo un periodo molto difficile emotivamente , ho dovuto cambiare lavoro dopo 11 anni perché a seguito di un mio errore ( sono infermiera) non per altro grave e senza particolari conseguenze sono stata attaccata e sminuita nella mia professionalità e persona fino a spingermi a pensare che andarmene sarebbe stata l’unica soluzione per non continuare a subire attacchi ingiustificati ( sono stata incolpata anche per un’altro fatto del quale non ero minimamente responsabile). Ora mi trovo a dover ricominciare da capo , nuova organizzazione , nuovi colleghi, orari peggiori…
        Sento che questa scelta mi è stata in qualche modo imposta …
        ho una relazione da un anno con un “ragazzo” molto buono , paziente e accomodante , una brava persona insomma che piace molto anche ai miei figli ( che sono tre) ma a volte mi chiedo se lo amo davvero visto che non provo quelle sensazioni tipiche dell’innamoramento ma potrei anche non vederlo per una settimana senza particolari disagi . Quando stiamo insieme sto bene ma se mi domando , andrei a vivere con lui ? La sensazione che ho è ansia , non so se mi piacerebbe rinunciare ai miei spazi , ad avere sempre qualcuno al quale in qualche modo dover render conto … se poi dovessi scegliere tra passare del tempo con lui o con i miei figli non ci sarebbe partita! Sono incasinata a sufficienza ? Sono molto molto confusa e più rifletto e più è peggio ?
        Scusami ancora per lo sfogo ma mi sento un po’ come un topo in una scatola . Grazie ancora !

  2. Grazie Giovanna ❤️
    Questa è la vera problematica che sto vivendo in questo periodo.
    Infatti voglio imparare ad amarmi.
    Questa mail è un dono!
    Grazie! Grazie – ti amo – ti prego – chiedo perdono❤️

  3. Cara Giovanna, avrei bisogno di un consiglio per capire cosa dovrei fare in questo momento. Tre mesi fa è volata via improvvisamente mia mamma alla quale ero molto legata. Tra di noi c’era una forte complicità che durava da tutta la vita. Diciamo che sono sempre stata il suo “avvocato” difensore contro gli atteggiamenti maschilisti ed egoisti di mio padre. Ora abbiamo lui accanto a noi (siamo in tre sorelle). E’ invalido al 100% a causa di un ictus che fortunatamente gli ha lasciato inalterate le doti intellettuali, ma ha una paralisi alla parte sx del corpo.Io e mia sorella maggiore (io sono la più piccola ma ho 44 anni) abbiamo deciso di accudirlo nelle nostre case a turno, ovviamente in accordi con i nostri mariti. La terza figlia non se la sente sia come forza fisica che come impegno psicologico. Io, al contrario dell’altra, non la giudico perché penso, come tu stessa ritieni, che se dai un aiuto forzato, fai del male oltre a te stessa anche alla persona che lo riceve. Per il momento io riesco a reggere la situazione (ho comunque delle persone che mi aiutano qualche ora a lavarlo e cambiarlo). Ho “letto” la situazione come la possibilità di recuperare il rapporto con mio padre anche perché la malattia l’ha molto cambiato (in meglio). Lui sostiene che ha paura ad essere la causa di problematiche che potrebbero sorgere nel due matrimoni, ma (almeno per ora) nn vedo minacce anche se la stanchezza si fa sentire (io lavoro improprio, ma per fortuna ho lo studio a casa). Però ho vicino a me due schieramenti di persone: una parte che mi ammira l’altra che dice che mio papà comunque è sempre stato egoista e che quindi, anche in questo momento, mi vuole accanto per un bene suo ma che non sa vedere il bene mio…e allora io mi chiedo? qual è il bene mio?certo..mi piacerebbe poter andare a passeggiare ogni sera, non avere nessun vincolo di sabato e domenica, ma io gli voglio bene..forse molto di più di un tempo. Finalmente anche lui è uscito o è dovuto uscire dal suo ruolo di “comandante” e deve sottostare alle regole della mia casa e di chi ci abita. Però è anche un piacere sentire che lo fai stare bene quando lo coccoli e lo baci prima della buonanotte. Forse fa la parte del bambino che non è mai arrivato? Mia sorella sostiene che non avendo figli ed essendo sempre stata portata per la maternità, compenso questa mancanza con l’accudire mio papà…sciocchezze secondo me.E’ che non me la sentirei ora di mettergli accanto una persona estranea o metterlo in una struttura, ha ancora tante cose da dare…e conoscendolo so che deciderebbe di lasciarsi andare di lì a poco.E quindi ne ricavo che l’allontanarlo mi farebbe stare peggio che averlo insieme a me (con turno alternato) con i sacrifici che comporta. Cosa ne pensi?grazie! sei una grande donna!

    1. Silvia cosa posso aggiungere? Sei un gigante… e hai sintetizzato perfettamente qualunque risposta con “l’allontanarlo mi farebbe stare peggio che averlo insieme a me”! Questo è puro spirito di Aloha e grande consapevolezza! E questa è la risposta che puoi dare a tutti quelli che ti criticano… se proprio non puoi fare a meno di ascoltarli! <3

  4. Grazie, Giovanna. Le tue mail arrivano sempre al momento giusto. Quest’anno voglio fare una grande cambiamento nella mia vita e so già che qualcuno non apprezzerà ma non importa. Non voglio rimetterci la salute. Io, in generale, non trovo tanta difficoltà a fare ciò che mi rende felice quanto a saper poi gestire i commenti/accuse degli altri. Ecco, in questo ho bisogno di qualche dritta. Grazie, sei preziosa Maria Cristina

  5. Quando ho mutato il modo in cui vedevo i bambini portatori di handicap ho constatato che i bambini cambiavano.”. Queste parole Di Hew Len mi hanno portato a chiedermi: come è cambiato il modo in cui vedeva i bambini’ Mi manca questo dettaglio
    Anche io faccio il medico e mi piacerebbe capire come posso cambiare il modo di vedere i malati e quindi aiutarli.

  6. La mia impressione e` che questa dissertazione, cosi` chiara ed esaustiva, sia inconfutabile nel livello animico: quando pero` si instaurano interrelazioni con la psiche e col corpo fisico si generano complessita`che per essere gestite prevedono di acquisire un senso dela misura entro i cui limiti muoversi; quantificare questi limiti e` talvolta arduo e comunque variabile con la storia personale e con le regole sociali di un determinato tempo e luogo. Faccio 2 esempi:
    – astenersi dal portare aiuto per non interferire col percorso evolutivo dell'altro potra` avere un ottimo senso nel campo dei turbamenti amorosi, dove certe sofferenze sono necessarie per crescere, ma non nella terapia del dolore neoplastico, il quale non porta ad alcuna evoluzione, anzi ostacola la centratura del Paziente con la propria Identita`; si potrebbe allora affermare che in quella situazione l'incontro della persona con famigliari amorevoli, con medici e infermieri, con farmacisti, con ricercatori e con organizzazioni sanitarie viene predisposto dalla Vita anche per lei stessa;
    – c'e` una sostanziale differenza, dettata dalla misura, fra il tapparsi in casa rinunciando a una vita di coppia per non lasciare il bambino in custodia a estranei (qualificati) e il chiudere un neonato in auto sotto il sole per andare a divertirsi a un aperitivo; forzando il ragionamento si potrebbe anche affermare che la pena carceraria che ne consegue e` anch'essa parte del progetto benefico, a meno che appunto non si stabiliscano limiti piu` chiari possibile (indipendentemente da quello che recita la Legge).

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